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Bianca Lancia, una donna lacerata dalla passione

Affidata al sussurro del vento, Bianca Lancia proclama la propria innocenza ancora oggi. Il grido di una donna che a distanza di secoli continua a far sentire la propria voce.

Nelle notti di luna piena, nel silenzio assordante del sonno in cui volge l’intero paese, si odono tenui ma disperati lamenti provenire dalle segrete del Castello di Gioia del Colle, adagiato sull’altopiano della Murgia barese. È il fantasma di Bianca Lancia che ancora oggi, a distanza di secoli, proclama la propria innocenza.

Nel cuore del Basso Medioevo, intorno all’anno 1200, tra le ombre di un oscuro passato, si nasconde una storia di amore e morte. In un’epoca in cui le forti passioni si scontrano con oscuri segreti, Eros e Thanatos guidano la traiettoria infelice di due giovani amanti che incrociano il proprio cammino in un mondo ostile e crudele.

In una società dove il potere e la ricchezza determinano il destino di molti, i due amanti si trovano, si riconoscono e consumano il proprio amore. Ma è in realtà il loro amore a consumarli. Le ombre della gelosia e delle torbide passioni non tardano a intervenire, tessendo così una tela fatta di inganni e tradimenti, che spezza il fragile filo del loro legame e separa per sempre i loro destini crudelmente.

È in questa cornice di emozioni contrastanti e oscuri presagi che la leggenda dei due amanti prende vita, avvolta dalla nebbia del tempo e dalla malinconia dei secoli. Una storia di passione e dolore, di sacrificio e disperazione, che continua a risuonare tra le antiche mura del castello e nel sussurro del vento notturno.

Eros e Thanatos colpiscono al primo sguardo

Nella nebbiosa Agliano, tra i vigneti del Piemonte, all’inizio dell’anno 1200, in una data non definita e passata inosservata alla Grande Storia, nacque Bianca Lancia. Figlia di Bonifacio I d’Agliano conte di Agliano, Bianca apparteneva alla nobile famiglia dei Lancia da parte di madre.

La storia non racconta quale sia stata l’infanzia e la prima adolescenza di Bianca Lancia, presumibilmente trascorsa al nord, senza eventi di primaria importanza. Forse perché il destino per lei aveva in serbo un’esplosione di sentimenti, pulsioni e passioni che certamente avrebbe forgiato più avanti il suo carattere e la sua traiettoria su questa terra.

Tutto cambiò tra il 1225 e il 1230, quando i suoi occhi incrociarono quelli di un giovane sovrano che era in viaggio di ricognizione attraverso le città imperiali del nord della penisola italiana. I due giovani si incontrarono e fu subito un reciproco colpo di fulmine. Da quel momento non ebbero più scelta e si piegarono all’amore.

 

La gioia del loro primo incontro nel caldo abbraccio dell’amore

 

Affascinato dalla sua bellezza e non potendola certamente lasciare, l’imperatore volle portarla con sé e le chiese di seguirlo al castello di Melfi, accompagnata dallo zio di lei, Manfredi, marchese di Monferrato. Ma Bianca non potè certo seguire il suo amato da sola. Fu così che le famiglie Lancia e d’Agliano seguirono i due amanti verso sud.

Ma chi era questo giovane imperatore rimasto folgorato dalla bellezza dell’altrettanto giovane Bianca Lancia? Nipote dell’imponente Federico Barbarossa, figlio dell’imperatore Enrico IV e della normanna Costanza d’Altavilla, Federico II di Svevia era un giovane principe destinato a unire le terre del nord e del sud Italia.

Orfano ancor prima di comprendere pienamente il peso della corona, a cui era inevitabilmente destinato fin dalla nascita, Federico fu accolto sotto l’ala protettrice di Papa Innocenzo III, il quale lo guidò fino all’età adulta. Così, con la corona imperiale adagiata sulla fronte, non appena compiuta la maggiore età, Federico II si trovò a governare un vasto regno, portando con sé la promessa di un futuro radioso.

Ma non erano solamente la sua regalità e le sue doti di governante e di militare a renderlo eccezionale. Soprannominato “stupor mundi”, la meraviglia del mondo, la sua corte risuonava di risate e di musica, di colori e di sapori che solo un sovrano illuminato poteva offrire. Ma più di tutto, Federico II fu un mecenate della conoscenza. Parlava sei lingue e il suo amore per le arti e per la poesia era vasto tanto quanto il suo regno. Fu così che la sua corte divenne un crocevia di culture e idee, un luogo dove il sapere fioriva in modo del tutto naturale.

Fu proprio il cuore di Federico II ciò che Bianca Lancia riuscì a conquistare al primo sguardo. Lei, appena quindicenne, così ingenua, amabile, dolce e illibata, tanto innocente da far capitolare il grande imperatore stupor mundi. Divenne così la sua “sposa bambina”.

Fu infatti celebrato con l’inganno il sacramento del matrimonio tra la donna e l’imperatore. Mentre però i due giovani si preparavano alla loro prima notte di Eros, inganno e cattiveria cominciarono a intrecciare i loro fili tessendo una fitta tela di dolore, dove niente si salva dalla distruzione di Thanatos.

Ignara di quello che sarebbe poi successo, Bianca fu preparata dalle ancelle per il momento d’amore che l’attendeva e quando finalmente si trovarono insieme, il grande imperatore Federico II, capitolò alla sola vista della sua sposa, dimostrando come, di fronte alla potenza delle passioni umane, gli uomini siano tutti disperatamente uguali.

Durante la loro prima notte insieme, bruciarono di passione e si amarono l’un l’altro come si ama solo ciò per cui si è disposti a morire. Sotto quel cielo stellato Bianca divenne la stella più luminosa dell’intera volta celeste e Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero e stupor mundi, divenne solo Federico.

All’attenzione della Grande Storia è passato Federico, occupandone la scena principale. Ma fu dietro le quinte che Bianca Lancia occupò invece la scena principale del cuore, della mente e del corpo dell’amato.

Sola e abbandonata a se stessa

Federico voleva che Bianca potesse affiancarlo in veste ufficiale di imperatrice, ma la sua volontà si scontrò con la dura realtà. Lui aveva già una moglie, aveva già la sua Imperatrice.

Non essendo quindi in grado di legittimare il matrimonio contratto, i due amanti portarono avanti una relazione segreta che fu in realtà tutt’altro che clandestina, tanto che da essa nacquero tre figli: Costanza (1229/1230 -1307), che sposò Giovanni III Duca detto Vatatze, imperatore d’Oriente, Manfredi (1231 – 1266), poi succeduto al padre nel governo del regno di Sicilia; e Violante (1228/1233-1264), che sposò Riccardo Sanseverino, conte di Caserta.

Dopo la morte di Isabella d’Inghilterra, terza moglie di Federico, avvenuta nel 1241, l’imperatore donò a Bianca il Castello di Monte Sant’Angelo in provincia di Foggia, l’Honor Montis Sancti Angeli, tradizionale dote delle regine.

Le gelosie e le invidie della corte sveva cominciarono a tramare contro Bianca e Federico, minando la fiducia su cui era stato costruito il loro legame. La gelosia lo rese un amante tossico, che improvvisamente permise solo al pallido bagliore della luna di posare lo sguardo sulla sua Bianca.

Si incontravano soltanto quando nessuno avrebbe potuto scoprirli, dopo il tramonto, quando l’oscurità della notte diveniva loro migliore amica. Bianca venne lentamente abbandonata a se stessa, nell’attesa dell’unico incontro giornaliero che le fosse concesso, nell’attesa di poter nuovamente posare gli occhi su Federico.

Una sera, appena dopo il calar del sole, Federico incontrò Bianca come di consueto, per il loro incontro fugace. Fu proprio in quell’occasione che Federico ricevette la notizia che lo portò alla follia, una notizia che lo scosse profondamente, lo turbò molto e lo fece esplodere di rabbia e gelosia. Bianca era incinta.

 

Nella solitudine dell’abbandono, Bianca scopre di essere incinta

 

Tutt’intorno, il vuoto

La forte pulsione del suo turbamento lo portò alla convinzione di non essere il padre, credeva infatti di essere stato tradito. Irremovibile nella sua convinzione, accusò Bianca di adulterio.

La donna venne rinchiusa nelle segrete di una delle quattro torri del Castello Normanno Svevo di Gioia del Colle, proprio sotto la Torre dell’Imperatrice – che da questa macabra e misteriosa vicenda trae il suo nome. Proprio la torre dalla quale si odono provenire strazianti lamenti nel cuore della notte.

 

Pervasa dal vuoto, dentro e fuori, come in una bolla atemporale

 

Le urla di disperazione e di tristezza

I suoi unici compagni in quel periodo di prigionia erano il dolore, la tristezza e la solitudine. Con immane fatica e sofferenza diede finalmente alla luce il figlio che portava in grembo, Manfredi.

Non sappiamo quali siano le motivazioni che spinsero Federico a scegliere questo castigo inumano per una donna che aveva tanto amato. Un semplice capriccio? Gelosia? Quel che è certo è che il piccolo Manfredi, copia esatta del padre, smentirà con il suo aspetto fisico ogni dubbio sulla propria paternità, confermando così che il sospetto d’infedeltà e l’insicurezza abbiano da sempre reso ciechi e irrazionali gli uomini, perfino gli imperatori.

 

Bianca piange costantemente la sua disperazione

 

La punizione imposta da Federico fu così violenta e meschina da condurre Bianca alla follia estrema. Disperata, fu portata a compiere un forte gesto di violenza contro se stessa, tanto potente quanto lo era stata la passione d’amore che l’aveva unita, inizialmente, al suo amato.

Il gesto estremo e violento

Profondamente lacerata nell’anima per non essere creduta dall’uomo che amava e più che certa della sua fedeltà, Bianca non riuscì più a resistere all’umiliazione, il suo corpo straziato cedette e la sua mente, ormai non più lucida, impazzì. La follia prese il sopravvento.

Come ultima dimostrazione della sua devozione cieca e del suo immenso amore, quando ormai Eros aveva ceduto il passo a Thanatos, Bianca si mutilò entrambi i seni, li posò su un vassoio d’argento insieme al piccolo Manfredi, chiedendo di recapitarli all’Imperatore.

 

La violenza estrema contro se stessa come atto di devozione massima

 

Non sappiamo il punto esatto in cui la storia incroci la leggenda, peraltro tramandata di secolo in secolo e filtrata dalla società dell’epoca. È probabile che poco prima di morire, ancora sanguinante e sofferente, Bianca abbia chiesto a Federico, appena sopraggiunto, di legittimare i figli sposandola, cosa che effettivamente avvenne, facendola divenire Imperatrice.

Pochi giorni dopo Bianca Lancia morì. Innocente, sola, recisa nel corpo e piegata nello spirito.

Il rapporto di Manfredi col padre rimase difficile per tutta la vita ma, nonostante questo, rimase il prediletto dell’imperatore. Dopo la morte di Bianca, Federico non pronunciò mai più il suo nome né parlò mai con nessuno della donna nata in Piemonte che inizialmente aveva tanto amato, ma che la torbida gelosia tramutò in oggetto di possessione, frutto di un amore tossico.

Oggi, nelle segrete della Torre dell’Imperatrice del Castello Svevo di Gioia del Colle due seni in pietra emergono da un lato dell’ambiente buio e angusto. Sono lì per ricordare la storia di Bianca Lancia, piegata dalla potenza delle proprie passioni, il cui fantasma grida a forte voce ancora oggi la sua più pura innocenza.

In un’epoca in cui le donne certamente non godevano di alcuna libertà, Bianca Lancia non è una storia. È un manifesto. Un manifesto di libertà. Paradossalmente è proprio nel tragico epilogo che la donna sceglie di rimanere fedele a se stessa, di autodeterminarsi, di ascoltare le pulsioni più intime. Sono però proprio quei forti sentimenti che l’hanno resa fragile, a tal punto da diventare vittima dell’uomo che amava.

Bianca è una donna che ha vissuto nel Duecento, ma alla fine tutte noi potremmo essere Bianca. Questa non è solo la sua storia, ma di tutte le donne di ieri e di oggi. Cosa ha Bianca di diverso dalle donne perseguitate dall’Inquisizione? Cosa ha di diverso da una Circe o da una Lolly Willowes?

È proprio per rimanere padrona di stessa, per continuare ad affermare se stessa e la propria innocenza, che diventa per lei inesorabilmente necessario compiere il gesto estremo di togliersi la vita. E non è forse questo che fa di lei una strega?

 

 

Illustrazioni di Giulia Santillo.